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La dichiarazione Barfour

Verso la fine del 1917 la Prima Guerra Mondiale era entrata nel suo quarto anno e non vi era alcuno spiraglio di una rapida risoluzione a causa della complessità e della varietà degli eventi che continuavano ad aumentare.

 

Con il passare degli anni il conflitto era stato ulteriormente enfatizzato dal coinvolgimento di altri paesi i quali vedevano coinvolti anche i loro interessi economici e tecnici.

Ogni nazione impegnata nel primo conflitto mondiale sentiva il bisogno impellente che questo terminasse.

Prima del 1917 gli alti comandi supponevano che le forze Franco anglofone fossero in grado di tenere il fronte occidentale, mentre le divisioni russe avrebbero colpito ad Oriente le potenze centrali, riportando una vittoria schiacciante anche soltanto grazie ai numeri in campo. Ma a mettere in discussione l'andamento bellico fu la rivoluzione russa che scoppiò verso fine di luglio, provocando il ritiro delle truppe russe dalla Bessarabia, dalla Moldavia, dal Dniester e dal Pruth.

Conseguentemente, il fronte orientale rimase sguarnito e senza difese ed anche con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti, avvenuto nello stesso periodo, le forze in campo non consentivano di avere un reale valore militare da opporre agli eserciti centrali.

La politica statunitense giustificò l'entrata in guerra, in piena contrapposizione alla isolazionista Dottrina Monroe, con la libertà dei popoli dall'autocrazia; il presidente Woodrow Wilson tuonava contro gli stati centrali ed in generale giustificava l'intervento statunitense affinchè il mondo fosse "un posto più sicuro per la democrazia".

Ma l'applicazione di tale principio presentava indubbiamente delle difficoltà dal momento che vi erano delle nazioni alleate che non avevano l'idea democratica alla base della propria politica.

Prima fra tutte la grande alleata Gran Bretagna, all'epoca tormentata dagli agitatori irlandesi che gridavano da tempo immemore alla libertà ed alla democrazia. 

Nonostante ciò l'idea aveva permeato gli americani creando un conseguente desiderio intenso di libertà e di lotta per i "principi democratici".

Con questi presupposti politici e militari, il governo britannico emise una nota a favore del nascente stato ebraico, si trattava di una lettera indirizzata al Lord Rothschild e firmata dal segretario di stato per gli affari esteri Sir Artur Balfour, poi nominato Lord. Il testo, riportando la data del 2 novembre 1917, ed il timbro del Ministero degli Esteri britannico recitava: 

 

"CARO SIGNORE ROTHSCHILD,

 

Ho il piacere di trasmetterLe, a nome del Governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni sioniste degli ebrei, che è stata presentata e approvata dal Gabinetto:

 

Il Governo di Sua Maestà vede con favore l'istituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico e farà del suo meglio per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo, restando chiaramente inteso che non sarà fatto nulla che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina o i diritti e lo status politico di cui godono gli ebrei in qualsiasi altro Paese.

 

Le sarei grato se volesse portare questa dichiarazione a conoscenza della Federazione Sionista.

 

Cordiali saluti,

 

ARTHUR JAMES BALFOUR".

 

Fu così che il "popolo eletto", dopo secoli di dispersione, si stabilirono in una terra natale. Era una giustizia poetica; sembrava che diciannove secoli di torti dovessero essere riparati.

 

Sei settimane dopo, i giornali erano pieni di notizie sull'ingresso trionfale del generale Allenby a Gerusalemme e sulla conquista della Terra Santa da parte dell'esercito britannico, che comprendeva unità ebraiche: per i religiosi, era come se la Provvidenza avesse posto il sigillo di approvazione sulla dichiarazione Balfour.

I più scettici contrapponevano alla "mano del destino" la più pragmatica evidenza osservando che l'esercito di Allenby si aggirava inattivo in Palestina già da quattro mesi, mentre Gerusalemme non offriva alcuna resistenza e che sarebbe bastata una settimana per organizzare il suo ingresso.

Le sue forze contavano indubbiamente alcuni ebrei nel dipartimento di commissariato, come in tutti gli eserciti; ma il merito della conquista era quasi interamente dovuto all'assistenza degli arabi, forti di oltre centomila unità dietro la promessa inglese, fatta già nel 1915, di autonomia.

La dichiarazione Balfour fu una diretta violazione di questa promessa.

Ma per ogni miracolo ci sono dei miscredenti!

 

Alcune considerazioni però nascono spontanee, ad esempio perché il gabinetto britannico, con una guerra in corso che tra l'altro volgeva decisamente in favore degli stati centrali, decise di accantonare una casa nazionale per gli ebrei? Il gabinetto aveva proposto una casa nel Vicino Oriente prima agli armeni e, al rifiuto di questi ultimi, si era rivolto agli ebrei? Doveva essere un asilo per storpi e orfani, o un centro religioso, o una sorta di Liberia, come la Liberia africana fondata nel 1822 per i neri liberati?

Oppure tutti gli ebrei del mondo sarebbero dovuti tornare in Palestina? Quest'ultima idea, sebbene eccellente in teoria, sebbene difficilmente realizzabile.

Leggendo attentamente la dichiarazione, appare chiaro che alcuni ebrei (il gruppo sionista), e non tutti gli ebrei, volevano un "focolare nazionale": potrebbero anche aver intimato il loro desiderio a qualche membro del gabinetto.

 

Secondo narrativa, Sir Arthur stava cenando una sera nella casa di campagna di Lord Rothschild e stava ammirando la sua bella casa, quando, alla menzione di questa parola, Lord Rothschild, voltandosi per nascondere una lacrima, disse tristemente che alcuni dei suoi amici "non avevano una casa [cioè una casa nazionale] dove posare il capo".

Sir Arthur si commosse e disse che ne avrebbe parlato a Sua Maestà e ai suoi colleghi, sapendo che avrebbero espresso la loro solidarietà agli amici di Lord Rothschild in difficoltà. La dichiarazione di solidarietà seguì pochi giorni dopo.

 

Per coloro che si accontentano di questa spiegazione non c'è bisogno di leggere oltre; chi, invece, desidera un resoconto più completo delle cose può essere disposto a scartare le falsità popolari e a studiare le cose da capo. Come sfondo, è essenziale un'idea generale della storia e del carattere degli ebrei e delle loro istituzioni. 

 

Il percorso più lungo può essere alla fine il più breve. 

Approfondimenti a questo argomento alla pagina SIONISMO di prossima apertura qui su STORIAdossier

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